18 mar 2025

Alberto Cei e la psicologia applicata al TT

 

Alberto Cei

Ho trovato un video interessante di psicologia applicata allo sport, e in particolare il tennistavolo, al link su Youtube del canale FITET al link seguente:

Psicologia applicata al TT

Anche se il video è datato 2021, lo ritengo molto utile ed interessante. Sono circa 50 minuti ben spesi per chi vuole approfondire l'argomento in oggetto.

Alberto Cei è un esperto di psicologia sportiva e tra le diverse attività lavora come mental coach con la nazionale italiana di tennistavolo.

Alberto gestisce un blog dove scrive di psicologia dello sport (albertocei.com) dove oltre a trovare post di psicologia dello sport, descrizioni delle sue attività e dei libri pubblicati, si possono leggere anche suoi articoli specifici sul tennistavolo.

Durante l'intervista, spiega che oltre l'80% dei campioni olimpici sono seguiti da psicologi o mental coach - non perché abbiano problemi psicologici, ma per migliorare le loro prestazioni.

Dopo aver visto attentamente il video, ho fatto con l'aiuto di Claude AI un riassunto, l'ho adattato e scritto meglio e poi ho sviluppato e cercato di spiegare ulteriormente i concetti fondamentali espressi da Alberto tramite risorse facilmente reperibili in rete arricchite da alcune mie minime personali considerazioni.

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La psicologia sportiva si differenzia dalla psicologia tradizionale perché si concentra sul miglioramento della prestazione piuttosto che sulla cura di patologie.

Alberto suggerisce quattro abilità mentali o esercizi fondamentali che ogni atleta dovrebbe allenare:

1) Autocontrollo attraverso la respirazione profonda o respiro consapevole.

Tra le numerose tecniche di respirazione, il respiro consapevole presuppone di staccare un momento dalle attività che compiamo per concentrarsi su noi stessi. Si tratta di una tecnica utilizzata anche nella mindfulness. 

Per iniziare non occorre nulla fuorché concentrarsi.

Cosa e come fare? 

- Rimanete dove siete, purché siate in una posizione comoda. Si può ascoltare il proprio corpo stando seduti sul bus, alla scrivania, sdraiati a letto o sul divano, anche stando in piedi in un luogo chiuso o in un prato.

- Inspirate ed espirate senza alcuna forzatura, cercando però di ascoltare il corpo.

- Inspirate lentamente e profondamente immettendo nell’organismo aria attraverso il naso.

- Prestate attenzione a come la pancia e il busto si espandano per far posto all’aria in entrata.

- Espirate sentendo l’aria fluire via dal corpo. In questi istanti pensate a una parola che vi tranquillizzi e pronunciatela. Potete utilizzare calma, pace, quiete o sicurezza. Parole che allentino la tensione.

- Inspirate ancora pensando al flusso d’aria che si avvicina al corpo per poi entrarvici.

- Espirate pensando di espellere tutti i pensieri negativi che affollano la mente. La paura, la frenesia, il dolore, vengono espulsi con il respiro e lasciano il corpo.

- Continuate con l’esercizio ponendo l’attenzione su come il corpo si modifica con la respirazione. Non forzate in alcun modo il respiro, anzi seguitelo pacificamente. Ricordate di ripetere parole gentili quando inspirate e di liberarvi di pensieri negativi quando espirate.

- Ripetete l’esercizio per 2 o 3 minuti.

- Come per tutti gli esercizi però è preferibile eseguirla con costanza almeno 3 volte al giorno. 

Questo tipo di respirazione è una delle più semplici alle quali approcciarsi se si vuole ridurre l’ansia o lo stress e si è alle prime armi. Alberto suggerisce di utilizzarla prima di ogni incontro (almenno 10 atti respiratori almeno eseguiti in questo modo).

In questo modo ci si allena alla concentrazione e si diminuiscono le distrazioni. Qualora non riusciate a concentrarvi durante l’esercizio, non rinunciate, anzi, tentate più volte di riportare la vostra attenzione sul momento presente e sull’attività in corso. Con la pratica e l’esercizio tutto sarà più semplice.

2)  Dialogo interiore positivo.

Riflettere dentro di sé e dirsi cosa fare, non cosa evitare. Usare frasi affermative, semplici, non dubitative.

Cosa e come fare? 

Ad esempio dirsi fra sé e sé: “fai esattamente così…”.

“Non devo giocare sul suo dritto", diventa: 
"Devo giocare sul rovescio”.

“Non devo eseguire servizi lunghi sul dritto”, diventa:
“Devo eseguire servizi corti sul dritto”

perché il cervello ragiona meglio in condizioni di stress (come ad esempio in partita) se gli vengono impartite istruzioni semplici e dirette, senza inutili fronzoli o doppie negazioni o frasi ipotetiche

        “Sarebbe meglio fare”, diventa: “devo fare”.

3)  Visualizzazione mentale delle azioni di gioco migliori.

La terza azione è l'uso dell'immaginazione, ossia ripetersi mentalmente quello che bisogna fare anche e soprattutto cercando di richiamare le sensazioni legate ai propri sensi. 

Cosa e come fare?

Esempio: se un giocatore di tennis tavolo si immagina in azione e  avere la racchetta in mano e giocare bene certi tipi di colpi eseguiti in allenamento o partite vincenti, rivive e sente fisicamente quelle situazioni e questo può aiutare a gestire certi momenti, soprattutto quelli più difficili in partita.

 Non stiamo parlando di ipnosi; richiamare sensazioni  e azioni corporee positive memorizzate è un “attrezzo” che  si chiama memoria motoria. E’ consigliabile ripetere mentalmente queste azioni mentali più volte prima e durante la partita.

4)  Imparare dall'esperienza (analizzare errori, punti deboli e punti di forza).

Imparare dall'esperienza (soprattutto dagli errori, che sono inevitabili e parte del gioco) è un concetto molto utilizzato dai professionisti, ma dovrebbe essere utilizzato a tutti i livelli. 

Tutti dovrebbero interiorizzare e capire i propri errori, facendosi aiutare da un osservatore esterno se necessario. Se non avete un allenatore o un tecnico personale non importa. Avete un amico compagno di gioco? E' il momento di chiedergli (e restituirgli) un favore!

Cosa e come fare?

Tutti devono capire cosa sanno fare bene, perché questo è importante e sostiene la motivazione, ma anche analizzare i propri errori perché li abbiamo fatti, in che situazione di gioco. E quindi fermarsi a pensare come si è giocato. L’atleta professionista  questa auto-analisi dovrebbe farsela tutti i giorni, mentre gli amatori ovviamente un po’ meno.

Imparare dall'esperienza è utile perché è importante non solo la quantità di tempo che si pratica in palestra per allenarsi e giocare, ma anche le pause e gli intervalli utilizzati a capire che cosa si sa fare, che cosa si è effettivamente fatto, che cosa si sarebbe dovuto fare meglio e che cosa si è sbagliato.

Fissare i punti di forza e debolezza (ad esempio scrivere, proprio così fisicamente scrivere su un foglio di carta utilizzando un quaderno di appunti o su un file aggiornato al computer). Ripassare questi punti periodicamente e verificare i progressi nel tempo.

Queste quattro azioni si possono insegnare anche ai bambini e sono utili e applicabili non solo nella pratica sportiva, ma anche nelle altre azioni quotidiane, come ad esempio lo studio o il lavoro.

Continuiamo con l'analisi e il riassunto degli altri concetti espressi nel video condite da alcune mie personali riflessioni.

Per mantenere la concentrazione durante una partita, è importante:

  •         Restare nel presente (concentrarsi sul punto attuale)
  •         Avere una routine tra i punti
  •         Parlare a se stessi in modo positivo ed affermativo

La differenza tra allenamento e partita.

Spesso gli atleti sanno fare certe cose in allenamento ma non riescono a ripeterle in partita perché l'abilità non è ancora completamente automatizzata o per lo stress della competizione.

Coltivare l'istinto del killer anche contro avversari più deboli.

Alberto consiglia di mantenere sempre una mentalità vincente o istinto del killer ("killer instinct") e di non adattarsi eccessivamente all'avversario, indipendentemente dal suo livello. Contro avversari più deboli bisogna comunque vincere.
E' sbagliato avere una mentalità conservativa (quella del minimo sforzo o tirare a campare per intenderci).
Magari si potrebbe sfruttare l'occasione per provare cose nuove oppure obbligarsi a migliorare i nostri colpi più deboli forzandoci a giocare proprio lì, perché presumibilmente vincerete comunque e quindi siete più liberi mentalmente dalla paura di perdere.

Per concludere, parlando dei giocatori cinesi, Alberto ne evidenzia la forte "educazione mentale" e l'allenamento intensivo che include molti aspetti psicologici.

Ringrazio la FITET e Alberto Cei per aver condiviso questo video.

Se questo post ti è interessato, scrivilo nei commenti.

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Questo post approfondisce alcuni degli argomenti già trattati qui:





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